Gli agrumi siciliani guardano a Oriente

Gli agrumi siciliani guardano a Oriente

Nasce sotto i migliori auspici la nuova campagna agrumicola siciliana. Non tanto in termini di quantità, nella zona orientale dell’Isola continua infatti inarrestabile la moria di piante a causa del virus della tristeza, quanto per la qualità, dappertutto ottima, favorita dal buon andamento climatico e dalle abbondanti piogge che hanno accompagnato tutto il ciclo produttivo.

«Girando per le campagne – afferma con soddisfazione Gerardo Diana, presidente nazionale della Sezione agrumicola di Confagricoltura – risulta già evidente l’elevata pezzatura media dei frutti che ci consente di tornare a essere protagonisti nel complesso mercato del prodotto allo stato fresco. Le piante, nuovamente rigogliose, si sono messe alle spalle lo stress idrico provocato dalla siccità degli ultimi tre anni». «A testimoniare l’attaccamento degli agricoltori della Piana di Catania nei confronti di una produzione simbolo di questo territorio – sottolinea Diana – la presenza di numerosi nuovi impianti, al posto di quelli distrutti dalla tristeza, che stanno cominciando a entrare in piena produzione. Un chiaro messaggio per la classe politica comunitaria, nazionale e regionale ancora alla ricerca di soluzioni economiche e tecniche da adottare». «A onor del vero – aggiunge Diana – sul bando della misura del Psr per il ripristino delle strutture danneggiate da calamità è stata resa disponibile una dotazione finanziaria di poco più di 5 milioni di euro per gli impianti colpiti dal virus, ma si tratta purtroppo di una goccia nel mare del problema». Sotto il profilo economico si assiste a una ritrovata vivacità degli scambi tra produttori e operatori commerciali. Ai piedi dell’Etna è consolidata la pratica della vendita dei frutti all’albero e già in questo periodo si stanno definendo i contratti per la nuova campagna di raccolta. «Purtroppo – conclude il presidente degli agrumicoltori di Confagricoltura – avevamo visto giusto quando prevedevamo le nefaste conseguenze per la nostra economia agricola dovute al blocco dell’export verso la Russia, disposto dall’Unione europea. Uno spazio commerciale che stava cominciando a dare i primi frutti e che ora è stato occupato da altri Paesi, con in testa la Turchia che in poco tempo è diventato il secondo esportatore di agrumi a livello mondiale. Con un tasso di crescita costante (+ 15% rispetto alla produzione del 2017) la Turchia ha ora puntato il mirino verso i mercati del Giappone e della Cina, aree anche per noi interessanti». «Mentre u mierico sturia u malatu sinni va» (mentre il medico studia il malato se ne va): si tratta di un detto popolare che ben sintetizza i pericoli legati alla mancata attivazione di provvedimenti urgenti in casi di emergenza. Nel caso degli agrumi siciliani il riferimento è al progetto elaborato, da più di un anno, dal Distretto agrumi di Sicilia e che prevede l’utilizzazione di piattaforme di e-commerce, del gruppo Alibaba, per l’esportazione di arance rosse proprio nella Repubblica Popolare Cinese.

Occasione Cina «Un progetto – chiarisce la presidente del Distretto, Federica Argentati – che aspetta solo di partire essendo già state riempite tutte le caselle riguardanti ruoli e funzioni». Produttori, confezionatori, Consorzio di tutela igp Arancia Rossa e Maas di Catania, per quanto riguarda il cold-treatment, da un lato, e il colosso cinese dell’e-commerce dall’altro aspettano solo la modifica del protocollo sottoscritto tra Italia e Cina che non prevede il trasporto aereo e quindi la possibilità di effettuare il trattamento a freddo in appositi magazzini prima della partenza. «L’auspicio – conclude il presidente del distretto – è che già in coincidenza con il prossimo capodanno cinese, che si festeggia a febbraio, le arance rosse siciliane possano aggiungere qualità e colore a un mercato che conta più di 552 milioni di consumatori attivi. Aspettiamo risposte dal Governo nazionale a cui abbiamo recentemente inviato un documento, sottoscritto da tutti i protagonisti della filiera agrumicola siciliana, in cui, oltre a evidenziare le problematiche del settore, sollecitiamo la modifica dell’accordo bilaterale con Cina».

Particolarmente interessato al protocollo con la Cina è il Consorzio Arancia Rossa di Sicilia igp, a cui aderiscono più di 600 tra produttori, confezionatori e trasformatori di tre varietà di arance (Tarocco, Moro e Sanguinello). Un Consorzio che, nell’ottica di mantenere alta la qualità, emana annualmente i calendari di inizio raccolta. «Attualmente – evidenzia il presidente dell’organismo Giovanni Selvaggi – destiniamo ai mercati esteri il 22% della nostra produzione e in questa direzione intendiamo rafforzarci. Tra mercati nazionali ed esteri vengono commercializzati mediamente 17 mila tonnellate di agrumi a marchio Igp, cifra che quest’anno dovrebbe essere mantenuta nonostante il calo produttivo previsto». «Oltre ai canali tradizionali – aggiunge Selvaggi – abbiamo cominciato a operare anche nel campo della ristorazione di qualità sfruttando al massimo la diffusione delle caratteristiche organolettiche dell’arancia rossa. Per questa ragione abbiamo già in cantiere delle iniziative di co-marketing con importanti chef italiani e internazionali per spingere ancora di più sull’utilizzo di questo prodotto assolutamente unico nel suo genere.». La campagna agrumicola siciliana 2018-19 parte ufficialmente il prossimo 10 novembre. Le prime varietà a entrare nel circuito commerciale sono le clementine e le arance Naveline. Tra dicembre e marzo è poi la volta delle arance Washington Navel, Moro e di quelle a polpa rossa della Piana di Catania. Il sipario si chiude a giugno con la raccolta delle ultime partite di arance Valencia. Tra dicembre e i primi di aprile entrano in commercio i mandarini Avana e Tardivi di Ciaculli. Per quest’ultima varietà si prevede un calo produttivo a causa dei problemi atmosferici verificatisi durante il periodo della fioritura.

Giuseppe Modica

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