I 100 anni di Confagricoltura. Così va declinato il futuro del settore agricolo!

Di Massimiliano Giansanti, presidente nazionale di Confagricoltura

Confagricoltura compie cento anni. Un traguardo importante che ci stimola a guardare avanti con orgoglio e determinazione. Siamo convinti che le scelte della nostra organizzazione abbiano contribuito a far diventare l’Italia uno dei Paesi più avanzati e ammirati al mondo. Oggi, nella sede della Luiss Business School, avviamo il nostro centenario con «Identità e futuro», un confronto ad ampio respiro con la politica, le istituzioni, i nostri stakeholder, l’università. Lo facciamo perché siamo certi che soltanto insieme possiamo guardare avanti con maggiore fiducia, e altrettanto impegno, per migliorare le nostre imprese, la nostra economia, la qualità della nostra vita. In quanto imprenditori siamo portati a guardare avanti, e in quanto imprenditori agricoli, sappiamo rispettare I tempi della natura programmando il nostro lavoro. Un lavoro che è in forte trasformazione, pur senza perdere la propria identità, al quale si chiedono, giustamente, elevati standard qualitativi e di sostenibilità, nonché capacità di competere sui mercati internazionali. «Identità e futuro» vuole diventare un laboratorio permanente sull’evoluzione dell’agricoltura e dell’agroalimentare, settori che hanno generato occupazione, reddito, crescita, al punto da essere stati la prima voce dell’economia italiana. Siamo consapevoli di questo primato, ma non riusciamo ancora a esprimere appieno le potenzialità che dovrebbero essere realizzate. L’agricoltura italiana è in testa in Europa per creazione di valore aggiunto. L’industria manifatturiera è seconda sola alla Germania. Eppure l’economia non cresce e la produttività dei fattori di produzione ristagna da oltre un decennio. Di certo ha pesato il crollo degli investimenti indotto dalla necessità di tenere sotto controllo il debito pubblico. L’analisi va però approfondita e, al riguardo, I dati presentati di recente proprio su «Il Sole 24 Ore» forniscono un’interessante chiave di lettura. Dal 20171a crescita dell’economia reale – agricoltura, industria e commercio – ha superato quella che si è registrata in Francia, Germania e Spagna. Siamo ancora attardati, invece, allargando l’analisi all’economia aggregata. Vale a dire, se prendiamo in considerazione l’apporto della pubblica amministrazione. In sostanza, se l’economia italiana è bloccata, i problemi non stanno dietro i cancelli delle imprese. Occorre guardare altrove, verso strutture amministrative che in molti ambiti sono inefficienti, anche perché poco digitalizzate. I servizi pubblici danno uno scarso apporto in termini di valore aggiunto. La burocrazia continua a frenare, in molti casi, l’iniziativa privata. Le infrastrutture, a partire dai trasporti, sono nel complesso inadeguate. C’è un diffuso consenso sul fatto che siano questi i nodi da sciogliere per tornare a far crescere l’economia italiana, generare fiducia, creare nuova ricchezza e posti di lavoro per i giovani. Non mancano le analisi, i progetti e neanche le risorse. Manca la capacità di realizzazione. Un sistema diffuso di buone imprese orientate al cambiamento, aperte all’innovazione, responsabili sul piano sociale e della tutela delle risorse naturali non è purtroppo sufficiente ad assicurare una crescita economica stabile e duratura se non c’è parallelamente un sistema di buon governo in grado di accompagnare e favorire l’impegno degli imprenditori. Quello che manca da troppo tempo all’Italia è un dialogo strutturato tra imprese e istituzioni per stabilire le priorità e concentrare le risorse su progetti strategici, facendo affidamento su solide competenze. In sintesi, progettare il futuro e realizzarlo ognuno assumendo le proprie responsabilità. Apriamo pertanto il centenario di Confagricoltura con un dibattito che coinvolge i giovani, l’università, la politica, le istituzioni, gli imprenditori agricoli e I grandi gruppi che trainano l’economia italiana. Nel nostro Dna c’è l’apertura a dialogare senza pregiudizi sui temi dell’innovazione, della ricerca, del mondo globale. Lo facciamo mantenendo saldi i valori che hanno fatto la nostra storia e costruito la nostra comunità: il lavoro innanzitutto, la coerenza e lo sviluppo, valorizzando al contempo la bellezza che agricoltura e arte sono in grado di generare. Insieme, con senso di responsabilità, vogliamo dare un significato più profondo al nostro impegno quotidiano e contribuire a un benessere condiviso, per un mondo migliore.

 

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